L'anima a volte è una matassa, un insieme di sensazioni ingarbugliate i cui capi sono attacati alla mente e al cuore e tutto il filo che vi è in mezzo è l'anima che vibra nei sentimenti, che si stressa nei pensieri, che raccoglie memorie di avvenimenti lontani e diventa pesante nello stomaco, vibrante nel petto.
Voglio Silenzio e in questo cerco le spiegazioni, le risposte, la via da seguire, ad un tratto è come se nelle mie vene la matassa prendesse posto e tutto il corpo freme di un'energia intensa che vorrebbe esplodere in mille pezzi, in mille lacrime.
Sono arrivata al punto di non riuscire più a piangere, forse per tutte le volte che l'ho fatto, non ho più stille di me da perdere. I miei occhi si rifiutano di dare sfogo, è l'anima invece che s'ingarbuglia sempre di più ed è lo spirito che accorgendosi di tutto dona la forza per proseguire, con dita attente cerca di sciogliere i nodi di una vita, i malesseri che risalgono a galla, che non se ne sono mai andati e che riemergono nella similitudine degli avvenimenti.
Tutto prima o poi tornerà finchè non si riesce a vivere veramente il dolore, a sfogare, ad accettare, anche a perdonare.
Il tempo dunque è circolare, il tempo non esiste.
E' il giorno che scorre, le ore non hanno senso, posso dire che è mezzogiorno quando ho fame, mezzanotte quando ho sonno, è l'universo che scandisce la vita, il giorno e la notte ed è per questo che spesso guardandomi indietro mi sembra sia passata un'eternità o un solo minuto nella distanza delle circostanze.
Siamo senza tempo, tutti, ciò che facciamo lo è.
L'arte è senza tempo; semplicemente perchè il tempo è una pura convenzione umana atta solo ad illuderci di avere il controllo su qualcosa di inafferrabile e che inevitabilmente scivola via dalle mani.
Se un mese fosse misurato in stagioni saremmo fanciulli, se fosse scandito in settimane avremmo mille anni, ma la saggezza, la consapevolezza non è legata agli anni, quello che è il vero modo di misurare il tempo sono le esperienze, quelle che facciamo, l'evoluzione dell'anima.
Ultimamente guardo Van Gogh, ma maggiormente leggo, leggo le sue lettere e ci vedo l'urgenza di lasciare qualcosa, il bisogno di comprendere, di fare, di parlare della sua frustrazione, di chi era. Non aveva un comune sentire, sapeva che non sarebbe riuscito a vivere per molto, ma non si è mai accorto della sua grandezza; ho scritto una lettera per lui o meglio l'ha fatto il mio alter ego, l'ho lasciata sul suo comodino, chissà se la leggerà mai.
Mi sento una visionaria per quanto riesco a concepire, mi pare ormai quasi superfluo parlare di arte senza vita o di arte e basta, tutto è vita, tutto l'armonico del mondo è arte, è come se avessi superato la soglia della mediocre consolazione e sono andata oltre, non riesco più ad accontentarmi delle misere spiegazioni comuni, ho bisogno di sentire qual che è, come è, perchè solo così troverò la soluzione per sciogliere i nodi della mia matassa, lasciando che le dita del mio spirito scivolino leggere accarezzando questa sottile corda vibrante, lenendo gli strappi dei tessuti lacerati, riunendo li dove il dolore è stato accecante e fare di questa matassa un arazzo.
Il dolore non mi abbatterà, il senso di inadeguatezza che accomuna chi cerca di vivere secondo se stesso non l'avrà vinta. Diventerò sorda alle parole inutili e superficiali e farò tesoro di quelle discrete, vestirò una corazza di silenzio pregiato.. per superare questa corrente ho bisogno solo di stare con me.
Ammutolite le vostre bocche, miei cari, le risposte di cui avete bisogno non giungeranno mai alle vostre orecchie.
Ela Bì-Koi