Stasera mi sento sfiancata, come un guerriero stanco che ha perso la battaglia, poggiato contro un albero in una valle desolata, con la notte che cala e la falce di luna crescente nel cielo scuro. Come quel guerriero abbandonato alla sera, mi sento priva di forze e desideri, e più penso a ciò che vorrei fare, più mi confondo per quante sono davanti ai miei occhi senza sapere da dove iniziare.
Ho camminato tanto, forse per vie sbagliate che credevo giuste, forse per vie giuste che sembravano sbagliate, ancora, a distanza di tempo, non riesco a capire, niente è come appare. Mentre sto seduta a riprendere le forze del mio animo, ad osservare le ammaccature sulla mia armatura, ormai divenuta pensate, qualcosa sfreccia davanti a me, ed è bianco ed è azzurro. Quando sollevo lo sguardo lungo quella radura da cui il fitto mi nasconde mi accorgo che è un cavaliere che corre veloce in groppa al suo cavallo bianco. Lui non si arrende, combatte contro il suo male e affronta le prove più ardue con coraggio, così il suo spirito si eleva e ciò che è tangibile e materiale diviene nulla. Non mi affliggo per ciò che di materiale non ho, cerco di liberarmi invece di quanto non mi serve, ho donato, ho buttato, ho fatto posto, ma la realtà è che forse è questo vivere che è pensante.
Avessi la forza anch'io sfreccerei come il Cavaliere Azzurro per quei campi dalle pennellate fitte di verde e giallo che quasi ne confondono la presenza e confondermi a mia volta.
Kandinsky sosteneva che per liberarsi del materialismo l'unica via era quella di alimentare i fini spirituali dell'arte, liberandola dalle comuni concezioni, forse è questo il segreto, liberare la vita dalle comuni concezioni, mi sento asceta talvolta in quel mio allontanarmi dalla realtà o tentare comunque viaggi mentali se fisicamente non pare possibile e sondo invece tutte le possibilità per smuovere anche il corpo. Per Kandinsky un'opera diveniva bella quando “deriva da una necessità psichica interiore”; in realtà per opera si può anche intendere qualsiasi operato che nasce dal cuore, dal bisogno -trovare colori giusti e trasformarli in gesti, perchè i colori non sono altro che emozioni e spesso possono far sorgere altre emozioni in chi incrociamo lungo la vita- . E' un cammino lungo, è un viaggio incerto che a momenti non mi è chiaro, ma che a volte assume sfumature perfette come il suono di quelle vibrazioni che possono tingere una tela.
Trovare la propria musica, il proprio colore e lasciare che vibri nell'anima, come fare?
I sogni sono come quella musica, sono pregni di quelle note basse che solo noi riusciamo a sentire e dunque solo la battaglia è persa.
Che voglio fare della mia vita? Che voglio fare di me?
Sono domande che mi torturano da anni, come se qualcosa aspettasse di esplodere e illuminare questo luogo, come se fossi ancora crisalide che deve divenire farfalla e forse concepire di dover morire per essere altro.
Una volta mi è stato regalato un passo del “Guerriero della Luce di Coelho e diceva: “Molte volte un guerriero della luce è preda dello scoramento. Pensa che niente riuscirà a risvegliare l'emozione che desidera. Spesso, il pomeriggio e la sera, è costretto a mantenere una posizione conquistata senza che un nuovo avvenimento sopraggiunga a restituirgli l'entusiasmo. Gli amici commentano: “Forse la sua lotta è terminata.” Udendo questi commenti, il guerriero prova dolore e confusione perché sa di non essere giunto dove voleva. Ma è caparbio, e non abbandona ciò che ha deciso di fare. Poi, quando meno se lo aspetta, una nuova porta si apre.”
Slaccio questa protezione pesante e ne abbandono i pezzi per ripulire la nuova armatura, quella leggera, fatta di vento levigato, si sabbia sottile, mi protegge dalle ingiurie, dagli sguardi. Ho costruito intorno a me una sfera di flebile luce danzante di un azzurro intenso e quasi liquido, vivo in quella bolla di ossigeno impalpabile eppure vibrante al respiro e sopravvivo, cerco di difendermi e forse riprese le forze potrò anch'io, come il Cavaliere Azzurro, sfrecciare verso i campi e andare incontro ad una nuova prova, forse lo è già questa con il desiderio ardente che una nuova porta si apra davanti a me.
Ela Bì -Koi-
Ho camminato tanto, forse per vie sbagliate che credevo giuste, forse per vie giuste che sembravano sbagliate, ancora, a distanza di tempo, non riesco a capire, niente è come appare. Mentre sto seduta a riprendere le forze del mio animo, ad osservare le ammaccature sulla mia armatura, ormai divenuta pensate, qualcosa sfreccia davanti a me, ed è bianco ed è azzurro. Quando sollevo lo sguardo lungo quella radura da cui il fitto mi nasconde mi accorgo che è un cavaliere che corre veloce in groppa al suo cavallo bianco. Lui non si arrende, combatte contro il suo male e affronta le prove più ardue con coraggio, così il suo spirito si eleva e ciò che è tangibile e materiale diviene nulla. Non mi affliggo per ciò che di materiale non ho, cerco di liberarmi invece di quanto non mi serve, ho donato, ho buttato, ho fatto posto, ma la realtà è che forse è questo vivere che è pensante.
Avessi la forza anch'io sfreccerei come il Cavaliere Azzurro per quei campi dalle pennellate fitte di verde e giallo che quasi ne confondono la presenza e confondermi a mia volta.
Kandinsky sosteneva che per liberarsi del materialismo l'unica via era quella di alimentare i fini spirituali dell'arte, liberandola dalle comuni concezioni, forse è questo il segreto, liberare la vita dalle comuni concezioni, mi sento asceta talvolta in quel mio allontanarmi dalla realtà o tentare comunque viaggi mentali se fisicamente non pare possibile e sondo invece tutte le possibilità per smuovere anche il corpo. Per Kandinsky un'opera diveniva bella quando “deriva da una necessità psichica interiore”; in realtà per opera si può anche intendere qualsiasi operato che nasce dal cuore, dal bisogno -trovare colori giusti e trasformarli in gesti, perchè i colori non sono altro che emozioni e spesso possono far sorgere altre emozioni in chi incrociamo lungo la vita- . E' un cammino lungo, è un viaggio incerto che a momenti non mi è chiaro, ma che a volte assume sfumature perfette come il suono di quelle vibrazioni che possono tingere una tela.
Trovare la propria musica, il proprio colore e lasciare che vibri nell'anima, come fare?
I sogni sono come quella musica, sono pregni di quelle note basse che solo noi riusciamo a sentire e dunque solo la battaglia è persa.
Che voglio fare della mia vita? Che voglio fare di me?
Sono domande che mi torturano da anni, come se qualcosa aspettasse di esplodere e illuminare questo luogo, come se fossi ancora crisalide che deve divenire farfalla e forse concepire di dover morire per essere altro.
Una volta mi è stato regalato un passo del “Guerriero della Luce di Coelho e diceva: “Molte volte un guerriero della luce è preda dello scoramento. Pensa che niente riuscirà a risvegliare l'emozione che desidera. Spesso, il pomeriggio e la sera, è costretto a mantenere una posizione conquistata senza che un nuovo avvenimento sopraggiunga a restituirgli l'entusiasmo. Gli amici commentano: “Forse la sua lotta è terminata.” Udendo questi commenti, il guerriero prova dolore e confusione perché sa di non essere giunto dove voleva. Ma è caparbio, e non abbandona ciò che ha deciso di fare. Poi, quando meno se lo aspetta, una nuova porta si apre.”
Slaccio questa protezione pesante e ne abbandono i pezzi per ripulire la nuova armatura, quella leggera, fatta di vento levigato, si sabbia sottile, mi protegge dalle ingiurie, dagli sguardi. Ho costruito intorno a me una sfera di flebile luce danzante di un azzurro intenso e quasi liquido, vivo in quella bolla di ossigeno impalpabile eppure vibrante al respiro e sopravvivo, cerco di difendermi e forse riprese le forze potrò anch'io, come il Cavaliere Azzurro, sfrecciare verso i campi e andare incontro ad una nuova prova, forse lo è già questa con il desiderio ardente che una nuova porta si apra davanti a me.
Ela Bì -Koi-