Cammino per sentieri sconosciuti su un manto d'erba soffice e la luna guida i miei passi. A volte mi perdo e mi confondo, mi interrogo sulla realtà, su la correttezza della via intrapresa in questa desolazione, in questo silenzio fatto solo di echi distanti. Ascolto il tempo scorrere nella notte del cuore tra le stelle alte intrise di polvere magica, di quella che scivola sui sogni, sulle aspettative, sulle speranze, sulle palpebre chiuse arrese alla stanchezza della ricerca.
E' la notte che svela i segreti inattesi e la scorsa notte mi ha portato un ricordo.
Sulla finestra tenevo, una volta, tutti in fila quegli oggetti magici che si svelano solo nell'intimità del sonno, come in una collezione sapientemente donatami da un mondo sconosciuto. Solo nell'oscurità della stanza e con la luna piena, signora del cielo immenso, tra i ghirigori dell'esistenza e la realizzazione di un se nascosto si svelava l'incanto inaspettato.
Sembra che tutto sia immobile, sempre perfetto e immoto, sospeso tra ciò che non esiste e tutto il resto, ma ad occhio attento non sfugge il sentimento magico che un oggetto nutre e irradia quando viene guardato nella giusta prospettiva, quando viene raccolto dalla luce perfetta. Bisogna restare in ascolto, bisogna lasciarsi affascinare, andare alla scoperta degli anfratti nascosti e sentire ruscelli dove non sembrano esserci e poi ecco che tutto avviene, la rivelazione si srotola silenziosa eppure pronta ad affascinare. Lo credevo davvero, ero convinta di qualcosa di ben nascosto nei giorni e di soppiatto entravo nella stanza senza accendere la luce e tutto in realtà restava al suo posto, poi con il tempo ho capito che tutto è come il vento leggero e persistente, è sempre presente, basta solo donargli attenzione per godere di quella carezza e così è successo un giorno di guardare dentro una bottiglia dai vetri colorati di azzurro e vederci qualcosa di nuovo nel riverbero del candore di una stella depositata sul fondale sabbioso e cristallino. Mi è successo di respirare il profumo dei libri e comprenderne lo stato d'animo nella loro vita trascorsa gli uni accanto agli altri, è successo che tutto era diverso da come in realtà appariva.
Continuai a camminare in questa dimensione speciale credendo forse di essere ubriaca di folle fantasia, ma poi in questo sentiero ho trovato un guanto, quello di Klinger.
Un guanto: che oggetto speciale, potrebbe essere testimone di antichi amori di cui ne è stato il pegno o narratore di battaglie e sfide di cui è stato depositario, tra le sue dita molli raccoglie storie straordinarie e quando lo raccolsi volse le punte dei suoi cinque tentacoli a stringere la mia mano e restando silenziosa ne ascoltai il racconto.
Parafrasi sul ritrovamento di un guanto
In una pista di pattinaggio, a Berlino, se ne stava ancorato alle dita di una dama che scivola leggera come piuma sul ghiaccio, una donna bellissima di origine brasiliana ammirata dai più e di cui Max Klinger pare fosse invaghito. Improvvisamente il guanto scivolò verso il basso e si posò sulla lastra di ghiaccio carezzata dal frusciare dell'orlo dell'abito della Signora, forse inconsapevole di averlo perduto. Alla ricerca di una vicinanza maggiore, fu Max Klinger che lo raccolse, perdendo a propria volta il cappello, forse quale pegno di quell'importante salvataggio.
Klinger portò con se il guanto e nello struggimento del proprio amore non corrisposto si abbandonò al pianto. La stanza silenziosa perdette le sue pareti e fu così che divenne prato, con alberi e vegetazione rigogliosa e l'oggetto raccolto decise di mostrare le proprie avventure, forse, lasciando che la realtà divenisse sogno .
E così il guanto cominciò a narrare di essere stato raccolto da un uomo in mare, di essere stato salvato e che come simbolo di amore eccelso ritornò trionfante nel mondo, tra i flutti delle maree in una carrozza di conchiglia trainata da cavalli d'aria e che anche il mare riconoscendo la sua vittoria fece di rose bianche la spuma fino a riempire la spiaggia.
E così il guanto cominciò a narrare di essere stato raccolto da un uomo in mare, di essere stato salvato e che come simbolo di amore eccelso ritornò trionfante nel mondo, tra i flutti delle maree in una carrozza di conchiglia trainata da cavalli d'aria e che anche il mare riconoscendo la sua vittoria fece di rose bianche la spuma fino a riempire la spiaggia.
Si abbandonò al sonno il nostro artista, tuttavia disturbato dagli incubi del fremente desiderio, ma come guardiano mistico il guanto rimase li, a vegliare sulla sua inconsapevolezza. Ma è tra tanti altri guanti che trova una sorta di quiete al tormento, restando tuttavia protagonista della sua storia. Si cela qualcosa però, un nuovo pericolo resta nascosto.
Dalla tenda di guanti uno pterodattilo fa la sua comparsa e invidioso forse, rapisce il guanto rendendo inutile il tentativo di chi cerca di afferrare l'oggetto del proprio desiderio, questo è già distante oltre le nuvole tra le rassicuranti mani di Amore innamorato della sua Psiche e che forse a lei l'ha donato.
Max Klinger con questa serie di incisioni realizzò un vera e propria raffinata storia onirica ritmata quasi da una percezione che può essere considerata musicale, tuttavia può avere diverse chiavi di lettura che vanno da quella onirica a quella legata alla psicanalisi o all'autoanalisi di uno stato d'animo personale da parte dell'autore, queste diverse possibilità sono favorite dalla sequenza non obligata che ci fornisce l'artista, infatti alcune tavole sembrano seguire un ordine inverso a quello con cui le osserviamo nello schema di pubblicazione, cogliendo indizi che ritroveremo poi nelle tavole successive o precedenti se ci doniamo ad una lettura senza pregiudizi. Max Klinger fu fonte di ispirazione per molti altri dopo di lui, da De Chirico a Max Ernst, senza scordare Savinio che indagò nel mondo dei giocattoli, ma non solo nel campo della pittura, ma anche della musica, dunque fu proprio come Klinger credeva, riuscì nell'unita di tutte le arti e nella fusione tra la musica e la pittura. Ma non fu l'unico ad associare queste due forme d'arte, tuttavia questa è un'altra storia...
Gli oggetti vivono, ci parlano e si riconoscono in un nome, assecondano il suono della voce e saltano fuori quando stanno nascosti.
Ela Bì -Koi-
Max Klinger con questa serie di incisioni realizzò un vera e propria raffinata storia onirica ritmata quasi da una percezione che può essere considerata musicale, tuttavia può avere diverse chiavi di lettura che vanno da quella onirica a quella legata alla psicanalisi o all'autoanalisi di uno stato d'animo personale da parte dell'autore, queste diverse possibilità sono favorite dalla sequenza non obligata che ci fornisce l'artista, infatti alcune tavole sembrano seguire un ordine inverso a quello con cui le osserviamo nello schema di pubblicazione, cogliendo indizi che ritroveremo poi nelle tavole successive o precedenti se ci doniamo ad una lettura senza pregiudizi. Max Klinger fu fonte di ispirazione per molti altri dopo di lui, da De Chirico a Max Ernst, senza scordare Savinio che indagò nel mondo dei giocattoli, ma non solo nel campo della pittura, ma anche della musica, dunque fu proprio come Klinger credeva, riuscì nell'unita di tutte le arti e nella fusione tra la musica e la pittura. Ma non fu l'unico ad associare queste due forme d'arte, tuttavia questa è un'altra storia...
Gli oggetti vivono, ci parlano e si riconoscono in un nome, assecondano il suono della voce e saltano fuori quando stanno nascosti.
Ela Bì -Koi-