Da circa due mesi non scrivo “articoli” su questo blog, diciamo che ho attraversato e sto attraversando un periodo di silenzio, forse di riflessione, come se mi sentissi in letargo, in qualche modo forse questo è l'inverno del mio sentire.
La ricerca di Koi non è finita, la risalita delle rapide non lo è, non lo sarà fino a che non sarà drago, finchè non sarà giunta alle porte delle cascate, ma dopo una serie di falliti tentativi per la conquista della mia identità, cercando di essere quell'artista, quell'artigiana che cerca uno spiraglio per respirare, sono arrivata al limite, sono arrivata a quel punto di rottura in cui ci si chiede: “ok, adesso che vuoi fare?”
Me lo sono chiesto stamattina dopo l'esperienza di ieri, in cui la realtà ha continuato a parlarmi, a pormi davanti chiari segni di una strada sbagliata.
Adesso? Bisogna correggere il tiro? Tornare indietro? Tagliare per i campi incolti? Devo ammettere che quest'ultima alternativa è allettante per quanto inusuale... sarà un mio bisogno ancestrale di libertà, natura e la voglia di scrollarmi di dosso lo schifo che impone la società ogni giorno.
Qualche giorno fa mi è capitato sotto mano un piccolo libro sugli impressionisti francesi. Sul momento l'ho guardato con il solito fascino che mi concedo a sfogliare un libro d'arte e ho ritenuto, appunto, un caso fortuito averlo tra le mani, ma oggi sull'orlo si questo stato d'animo mi rendo conto di quanto un caso non sia averlo trovato.. la realtà ci parla!
L'impressionismo è un periodo che io definisco di rottura con un passato conservatore, di rinascita per la rivalsa di altri diritti concettuali, nuovi punti di vista, sperimentazioni. E' l'avvio di poi tutta una serie di rivoluzioni che hanno cambiato completamente il concetto di arte, ma in realtà penso abbiano cambiato proprio il concetto di quadro in se. L'uso dei colori, le pennellate portate con tocchi rapidi nell'esigenza di cogliere l'attimo fuggente, l'esigenza di non perdersi la luce dell'alba o di un tramonto, l'espressione sul volto di una donna, tutte cose che esistono in un momento e che poi solitamente vanno perdute.
Adesso credo di trovarmi in mezzo, in quell'intercapedine tra la pittura tradizionale e l'impressionismo senza capire che dopo ci sia proprio quest'ultimo, senza saperlo forse, ma con quel bisogno di realizzare qualcosa di vero, di nuovo e magari che sia proprio l'inizio per concepire l'idea stessa di una vita diversa.
Trovo uno strano piacere ad aiutare gli altri a realizzare i loro desideri, ad indirizzarli e incoraggiarli verso le loro strade come se avessi una sorta di mappa approssimativa degli scopi, ma su questa cartina la mia strada appare sempre incerta e sconosciuta, incomprensibile e confusa. Ogni tanto sento di riconoscere il percorso, ma poi mi rendo conto di quanto sia solo parvenza, illusione e ritorno nella confusione.
La realizzazione del proprio destino è una cosa complicata quanto estremamente gratificante, immagino, che la sofferenza del travaglio per arrivarci è ricompensata poi dalla gioia di essere poi arrivati alla soluzione, gli attimi sfuggono, spesso non vengono riconosciuti.
La ricerca di Koi non è finita, la risalita delle rapide non lo è, non lo sarà fino a che non sarà drago, finchè non sarà giunta alle porte delle cascate, ma dopo una serie di falliti tentativi per la conquista della mia identità, cercando di essere quell'artista, quell'artigiana che cerca uno spiraglio per respirare, sono arrivata al limite, sono arrivata a quel punto di rottura in cui ci si chiede: “ok, adesso che vuoi fare?”
Me lo sono chiesto stamattina dopo l'esperienza di ieri, in cui la realtà ha continuato a parlarmi, a pormi davanti chiari segni di una strada sbagliata.
Adesso? Bisogna correggere il tiro? Tornare indietro? Tagliare per i campi incolti? Devo ammettere che quest'ultima alternativa è allettante per quanto inusuale... sarà un mio bisogno ancestrale di libertà, natura e la voglia di scrollarmi di dosso lo schifo che impone la società ogni giorno.
Qualche giorno fa mi è capitato sotto mano un piccolo libro sugli impressionisti francesi. Sul momento l'ho guardato con il solito fascino che mi concedo a sfogliare un libro d'arte e ho ritenuto, appunto, un caso fortuito averlo tra le mani, ma oggi sull'orlo si questo stato d'animo mi rendo conto di quanto un caso non sia averlo trovato.. la realtà ci parla!
L'impressionismo è un periodo che io definisco di rottura con un passato conservatore, di rinascita per la rivalsa di altri diritti concettuali, nuovi punti di vista, sperimentazioni. E' l'avvio di poi tutta una serie di rivoluzioni che hanno cambiato completamente il concetto di arte, ma in realtà penso abbiano cambiato proprio il concetto di quadro in se. L'uso dei colori, le pennellate portate con tocchi rapidi nell'esigenza di cogliere l'attimo fuggente, l'esigenza di non perdersi la luce dell'alba o di un tramonto, l'espressione sul volto di una donna, tutte cose che esistono in un momento e che poi solitamente vanno perdute.
Adesso credo di trovarmi in mezzo, in quell'intercapedine tra la pittura tradizionale e l'impressionismo senza capire che dopo ci sia proprio quest'ultimo, senza saperlo forse, ma con quel bisogno di realizzare qualcosa di vero, di nuovo e magari che sia proprio l'inizio per concepire l'idea stessa di una vita diversa.
Trovo uno strano piacere ad aiutare gli altri a realizzare i loro desideri, ad indirizzarli e incoraggiarli verso le loro strade come se avessi una sorta di mappa approssimativa degli scopi, ma su questa cartina la mia strada appare sempre incerta e sconosciuta, incomprensibile e confusa. Ogni tanto sento di riconoscere il percorso, ma poi mi rendo conto di quanto sia solo parvenza, illusione e ritorno nella confusione.
La realizzazione del proprio destino è una cosa complicata quanto estremamente gratificante, immagino, che la sofferenza del travaglio per arrivarci è ricompensata poi dalla gioia di essere poi arrivati alla soluzione, gli attimi sfuggono, spesso non vengono riconosciuti.
Ultimamente ho dato l'imput ad un mio amico fotografo (questo è il suo sito: http://lucabarberis.altervista.org/index.html ) di non mollare, di non arrendersi, di parlare al mondo con quel linguaggio che gli è congeniale. Sistemando le sue foto, scegliendo i colori per il sito, i font per le scritte, mi sono resa conto della bellezza degli attimi che ha catturato in quei luoghi in cui purtroppo non sono mai stata, ma che di cui credo abbia colto la meraviglia. Come in un cerchio che si chiude, in questo periodo che sto vivendo mi rendo conto che anche per Luca la priorità è non perdere l'attimo, in realtà forse lo è per tutti e forse sono stati proprio gli impressionisti i primi a capirlo alla soglia di una società che cominciava ad avere ritmi sempre più veloci rispetto al passato.
Ogni periodo artistico, letterario e rivoluzionario, nasce dal bisogno che emerge, perchè troppo a lungo soffocato, dalla weltanschauung del momento; in un periodo in cui si aveva tempistiche di vita più lente si è guardato a come lasciare un'impronta del passato nel futuro, tuttavia in una staticità corposa e pressante, ma la rivoluzione industriale costringe a porre l'attenzione sul presente ed è in quel presente che gli artisti coniano un nuovo modo di dipingere, estemporaneo, atto a catturare i giorni che passano, gli attimi. In un momento in cui tutto va veloce ci si aggrappa agli istanti.
In questo mio momento in cui tutto è incerto a quali attimi dovrei guardare? Quale potrebbe essere il mio impressionismo?
Ho bisogno di non accontentarmi e di essere me stessa.
Ela Bì -Koi-
Ogni periodo artistico, letterario e rivoluzionario, nasce dal bisogno che emerge, perchè troppo a lungo soffocato, dalla weltanschauung del momento; in un periodo in cui si aveva tempistiche di vita più lente si è guardato a come lasciare un'impronta del passato nel futuro, tuttavia in una staticità corposa e pressante, ma la rivoluzione industriale costringe a porre l'attenzione sul presente ed è in quel presente che gli artisti coniano un nuovo modo di dipingere, estemporaneo, atto a catturare i giorni che passano, gli attimi. In un momento in cui tutto va veloce ci si aggrappa agli istanti.
In questo mio momento in cui tutto è incerto a quali attimi dovrei guardare? Quale potrebbe essere il mio impressionismo?
Ho bisogno di non accontentarmi e di essere me stessa.
Ela Bì -Koi-